1. |
Arkeos
02:32
|
|||
[instrumental]
|
||||
2. |
Quello che rimane
04:12
|
|||
Il dubbio e l’arte
per te il dubbio è arte
un bicchiere d’acqua in cui
annegare.
E se sai nuotare
è meglio stare male
sempre comoda
con la testa bassa.
Nel carattere
la verità...
ma la verità è che stai
scappando
Quello che rimane
vorrei tirarlo giù
con queste mani
Se qualcosa resta in piedi
potrai pensarci tu
a tenerla viva
Hai scavato a fondo
hai toccato il fondo
e dal panico ora non
sai più uscire.
E non c’è una chiave
neanche sai gridare
ed aspetti il prossimo
con cui accompagnarti.
Mentre tutto crolla
resti lì
inchiodata alle tue frasi
già sentite
Quello che rimane
vorrei tirarlo giù
con queste mani
Se qualcosa resta in piedi
potrai pensarci tu
a tenerla viva
Nel cassetto trovi
tutto di noi
i ricordi, le promesse
con cui adesso ripulire
le macerie
Quello che rimane
ora non conta più
preservarlo ancora
Se vorrai andare avanti
così mi troverai
sempre più distante.
|
||||
3. |
Iena
03:59
|
|||
Sangue al sangue
purtroppo direi,
se i geni ci legano
come si spiegano
giorni così?
E’ strano guardarti
sommessa, docile.
Dopo anni affamati
e il coltello tra i denti
a cercare i perché.
Sangue di sangue
una volta io e te.
Fin quando davanti
al mio nulla hai
svelato davvero chi sei.
Mostrami ancora
come saziarsi davanti
ai resti di una tavola vuota.
Iena.
Mi cullavi stretto
e affilavi i canini
soltanto per me.
Nascosta nel branco
hai vissuto così.
Covando rancore
coprendo di scuse
silenzi e vuoti.
Fa specie osservarti,
annusarti oggi.
Come bestie seduti
sugli anni perduti
trascorsi tra noi.
Iena nel branco
hai atteso così
il momento perfetto
col sangue che lento
fermava il corpo.
Mostrami ancora
come saziarsi davanti
ai resti di una tavola vuota,
come soffiare i miei sogni
appesi ai tuoi sorrisi diversi.
Iena.
Mi cullavi stretto
e affilavi i canini
soltanto per me.
In quest’agosto di caldo ed attese
tu stessa faccia ed uguali pretese
del tempo che ha lacerato d’assenza
solo l’inganno d’umana presenza.
Come se non ci fosse passato
come se non ci fosse distanza
come se i sogni fossero abbastanza
per far bruciare una vita nel vento.
|
||||
4. |
||||
Questo o quello per me pari sono
a quant’altri lavori, lavori mi s’offrono.
Se Dottore una laurea m’ha reso
posso sempre servire in un bar.
Oggigiorno un contratto è qual dono
che a noi giovan rischiara la vita.
S’oggi a un capo rimango gradito
forse a un altro, certo a un altro doman lo sarò.
A un altro...
certo a un altro doman lo sarò.
Per mill’euro al mese io ho sempre lottato,
tu nelle mie scarpe non ci sei mai stato.
Ad avere trent’anni ci vuole coraggio
sembrava un impiego, invece è un miraggio.
Anche sopra una fune io t’inseguo, Chimera,
barcollo sul vuoto e non mollo la presa.
E resto aggrappato a una sola speranza
che basti una vita a saperne abbastanza.
Flessibile accetto anche la gravità
perché quel che c’è oggi, domani chissà.
Questo tempo si affaccia su sogni ora cupi
i miei occhi dischiusi, noi poveri illusi.
Ormai ci rimane il partire leggeri
pensare al futuro e scordarci di ieri.
Questo o quello, davvero, per me pari sono
ciò che tu chiami fuga io la chiamo lavoro.
La costanza, tiranna del core
si detesta qual morbo, qual morbo crudele.
Sol chi vuole si servi fidele,
non v’ha amor, no! Se non v’è libertà.
Lo stagista è risorsa preziosa
se un caffè sa servire fumante.
Due o tre mesi, neanche il tempo d’un grazie
e il benservito, il benservito alfin prenderò
Disoccupato... di nuovo sarò!
|
||||
5. |
||||
Il dubbio e l’arte
per te il dubbio è arte
un bicchiere d’acqua in cui
annegare.
E se sai nuotare
è meglio stare male
sempre comoda
con la testa bassa.
Nel carattere
la verità...
ma la verità è che stai
scappando
Quello che rimane
vorrei tirarlo giù
con queste mani
Se qualcosa resta in piedi
potrai pensarci tu
a tenerla viva
Hai scavato a fondo
hai toccato il fondo
e dal panico ora non
sai più uscire.
E non c’è una chiave
neanche sai gridare
ed aspetti il prossimo
con cui accompagnarti.
Mentre tutto crolla
resti lì
inchiodata alle tue frasi
già sentite
Quello che rimane
vorrei tirarlo giù
con queste mani
Se qualcosa resta in piedi
potrai pensarci tu
a tenerla viva
Nel cassetto trovi
tutto di noi
i ricordi, le promesse
con cui adesso ripulire
le macerie
Quello che rimane
ora non conta più
preservarlo ancora
Se vorrai andare avanti
così mi troverai
sempre più distante.
|
||||
6. |
Bronzei profili
02:47
|
|||
Bronzei profili, marmoree figure,
cosa ha lasciato la storia?
Vuote parole idee difformi
nel fango tra i sogni e la gloria
Forse è per questo che sotto il cielo
Tu resti ancora indifferente
Uomo, ti bei del passato e dei miti
Ma non ne impari niente
Le ultime cose ti lascio
Adesso che giunti alla fine
Posso sentire vicino il disgusto
Qui tra le cime e le mie chimere
Scaglierò il corpo immortale a soffrir nuove pene.
L’immobile morir non mi appartiene
|
||||
7. |
Colma di doni
09:28
|
|||
Lo disse Zeus figlio di Crono
Dagli altri dei solo un cenno d’assenso
Poiché di quelli certo era il padre
Saette e cumuli stringeva in fascio
Li chiamò tutti, l’eccelso coro
Per dare agli uomini giusto supplizio
L’aveva detto chi prima intende
Giammai accettare omaggi celesti
Subito giunse il famoso ambidestro
A dare forma alla terra inerte
Linee sinuose di esile donna
Che tra le dee parve star bene
E venne Atena, iridi glauche
A offrire cinta sontuosa ai bei fianchi
D’oro i monili e rare le pietre
Da Persuasione e Divine Grazie
Anche le Ore figlie del sommo
Dolce presidio alle porte del cielo
Delle primizie le fecero dono
Incoronando la chioma di fiori
Infine per far piacere a chi tuona
Araldo scaltro dal piede alato,
Ermes infuse voce a Pandora
Come in un sorso tutto d’un fiato
D’astuzia e di vili menzogne
Di cui si sa il messo è maestro
Le riempi il cuore come fu chiesto
Per dare all’uomo una lezione
Colma di doni fu data in sposa
a quel titano che tardi intende
Per insegnare il dolore e la morte
A chi la terra abita indenne
[...prima infatti le stirpi degli uomini abitavano
la terra del tutto al riparo dal dolore, lontano
dalla dura fatica, lontano dalle crudeli malattie
che recano all'uomo la morte poiché
rapidamente essi avvizziscono...] (da Esiodo)
Dal fare omaggio nessuno fu esente
Nemmeno Zeus, signore dei nembi
Nel vaso mise ogni sorta di male
infermità fatica e pazzia
Ma di sua mano tutto disperse
Colei che in fondo aveva già tutto
Perché una fiamma le ardeva in petto
Curiosità la fece sua
E sola restò la Speranza
Nel suo infrangibile alloggio
Né via volò oltre quel bordo
Quand’ella ripose il coperchio
E altri mali, infiniti, vanno errando fra gli
uomini.
Lo disse Zeus figlio di Crono
Dagli altri dei solo un cenno d’assenso
Poiché di quelli certo era il padre
Saette e cumuli stringeva in fascio
|
||||
8. |
Vidas
02:18
|
|||
Ecco la primavera
che mi fa rallegrare,
coi musici di scena
ci apprestiamo qui a cantare
di un grande Imperatore
che fece tanto si’ clamore
tra il suo popolo ed il Tempo
fra la Storia e per Gloria,
l’Avvento non sfiorisce
nella memoria.
“Ecco la primavera
che ci fa rallegrare”
noi musici di scena
ci apprestiamo qui a cantare
della caccia e della guerra
di fine ingegno e persuasione
della fulgida cultura
narreremo”.
Ecco la primavera
che mi fa rimembrare,
le gesta di Fedrigo
in Italia ed Oltremare.
Loderemo l'alma pura
dietro scudo ed armatura
grideran le genti in coro:
“Stupor Mundi! Stupor Mundi!”
Ascoltate in lieta cera
ciò che suono e ciò che dico
fra musici e oratori
per questo canto antico.
|
Streaming and Download help
If you like PROMETHEO, you may also like:
Bandcamp Daily your guide to the world of Bandcamp