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Quello che rimane

by PROMETHEO

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1.
Arkeos 02:32
[instrumental]
2.
Il dubbio e l’arte per te il dubbio è arte un bicchiere d’acqua in cui annegare. E se sai nuotare è meglio stare male sempre comoda con la testa bassa. Nel carattere la verità... ma la verità è che stai scappando Quello che rimane vorrei tirarlo giù con queste mani Se qualcosa resta in piedi potrai pensarci tu a tenerla viva Hai scavato a fondo hai toccato il fondo e dal panico ora non sai più uscire. E non c’è una chiave neanche sai gridare ed aspetti il prossimo con cui accompagnarti. Mentre tutto crolla resti lì inchiodata alle tue frasi già sentite Quello che rimane vorrei tirarlo giù con queste mani Se qualcosa resta in piedi potrai pensarci tu a tenerla viva Nel cassetto trovi tutto di noi i ricordi, le promesse con cui adesso ripulire le macerie Quello che rimane ora non conta più preservarlo ancora Se vorrai andare avanti così mi troverai sempre più distante.
3.
Iena 03:59
Sangue al sangue purtroppo direi, se i geni ci legano come si spiegano giorni così? E’ strano guardarti sommessa, docile. Dopo anni affamati e il coltello tra i denti a cercare i perché. Sangue di sangue una volta io e te. Fin quando davanti al mio nulla hai svelato davvero chi sei. Mostrami ancora come saziarsi davanti ai resti di una tavola vuota. Iena. Mi cullavi stretto e affilavi i canini soltanto per me. Nascosta nel branco hai vissuto così. Covando rancore coprendo di scuse silenzi e vuoti. Fa specie osservarti, annusarti oggi. Come bestie seduti sugli anni perduti trascorsi tra noi. Iena nel branco hai atteso così il momento perfetto col sangue che lento fermava il corpo. Mostrami ancora come saziarsi davanti ai resti di una tavola vuota, come soffiare i miei sogni appesi ai tuoi sorrisi diversi. Iena. Mi cullavi stretto e affilavi i canini soltanto per me. In quest’agosto di caldo ed attese tu stessa faccia ed uguali pretese del tempo che ha lacerato d’assenza solo l’inganno d’umana presenza. Come se non ci fosse passato come se non ci fosse distanza come se i sogni fossero abbastanza per far bruciare una vita nel vento.
4.
Questo o quello per me pari sono a quant’altri lavori, lavori mi s’offrono. Se Dottore una laurea m’ha reso posso sempre servire in un bar. Oggigiorno un contratto è qual dono che a noi giovan rischiara la vita. S’oggi a un capo rimango gradito forse a un altro, certo a un altro doman lo sarò. A un altro... certo a un altro doman lo sarò. Per mill’euro al mese io ho sempre lottato, tu nelle mie scarpe non ci sei mai stato. Ad avere trent’anni ci vuole coraggio sembrava un impiego, invece è un miraggio. Anche sopra una fune io t’inseguo, Chimera, barcollo sul vuoto e non mollo la presa. E resto aggrappato a una sola speranza che basti una vita a saperne abbastanza. Flessibile accetto anche la gravità perché quel che c’è oggi, domani chissà. Questo tempo si affaccia su sogni ora cupi i miei occhi dischiusi, noi poveri illusi. Ormai ci rimane il partire leggeri pensare al futuro e scordarci di ieri. Questo o quello, davvero, per me pari sono ciò che tu chiami fuga io la chiamo lavoro. La costanza, tiranna del core si detesta qual morbo, qual morbo crudele. Sol chi vuole si servi fidele, non v’ha amor, no! Se non v’è libertà. Lo stagista è risorsa preziosa se un caffè sa servire fumante. Due o tre mesi, neanche il tempo d’un grazie e il benservito, il benservito alfin prenderò Disoccupato... di nuovo sarò!
5.
Il dubbio e l’arte per te il dubbio è arte un bicchiere d’acqua in cui annegare. E se sai nuotare è meglio stare male sempre comoda con la testa bassa. Nel carattere la verità... ma la verità è che stai scappando Quello che rimane vorrei tirarlo giù con queste mani Se qualcosa resta in piedi potrai pensarci tu a tenerla viva Hai scavato a fondo hai toccato il fondo e dal panico ora non sai più uscire. E non c’è una chiave neanche sai gridare ed aspetti il prossimo con cui accompagnarti. Mentre tutto crolla resti lì inchiodata alle tue frasi già sentite Quello che rimane vorrei tirarlo giù con queste mani Se qualcosa resta in piedi potrai pensarci tu a tenerla viva Nel cassetto trovi tutto di noi i ricordi, le promesse con cui adesso ripulire le macerie Quello che rimane ora non conta più preservarlo ancora Se vorrai andare avanti così mi troverai sempre più distante.
6.
Bronzei profili, marmoree figure, cosa ha lasciato la storia? Vuote parole idee difformi nel fango tra i sogni e la gloria Forse è per questo che sotto il cielo Tu resti ancora indifferente Uomo, ti bei del passato e dei miti Ma non ne impari niente Le ultime cose ti lascio Adesso che giunti alla fine Posso sentire vicino il disgusto Qui tra le cime e le mie chimere Scaglierò il corpo immortale a soffrir nuove pene. L’immobile morir non mi appartiene
7.
Lo disse Zeus figlio di Crono Dagli altri dei solo un cenno d’assenso Poiché di quelli certo era il padre Saette e cumuli stringeva in fascio Li chiamò tutti, l’eccelso coro Per dare agli uomini giusto supplizio L’aveva detto chi prima intende Giammai accettare omaggi celesti Subito giunse il famoso ambidestro A dare forma alla terra inerte Linee sinuose di esile donna Che tra le dee parve star bene E venne Atena, iridi glauche A offrire cinta sontuosa ai bei fianchi D’oro i monili e rare le pietre Da Persuasione e Divine Grazie Anche le Ore figlie del sommo Dolce presidio alle porte del cielo Delle primizie le fecero dono Incoronando la chioma di fiori Infine per far piacere a chi tuona Araldo scaltro dal piede alato, Ermes infuse voce a Pandora Come in un sorso tutto d’un fiato D’astuzia e di vili menzogne Di cui si sa il messo è maestro Le riempi il cuore come fu chiesto Per dare all’uomo una lezione Colma di doni fu data in sposa a quel titano che tardi intende Per insegnare il dolore e la morte A chi la terra abita indenne [...prima infatti le stirpi degli uomini abitavano la terra del tutto al riparo dal dolore, lontano dalla dura fatica, lontano dalle crudeli malattie che recano all'uomo la morte poiché rapidamente essi avvizziscono...] (da Esiodo) Dal fare omaggio nessuno fu esente Nemmeno Zeus, signore dei nembi Nel vaso mise ogni sorta di male infermità fatica e pazzia Ma di sua mano tutto disperse Colei che in fondo aveva già tutto Perché una fiamma le ardeva in petto Curiosità la fece sua E sola restò la Speranza Nel suo infrangibile alloggio Né via volò oltre quel bordo Quand’ella ripose il coperchio E altri mali, infiniti, vanno errando fra gli uomini. Lo disse Zeus figlio di Crono Dagli altri dei solo un cenno d’assenso Poiché di quelli certo era il padre Saette e cumuli stringeva in fascio
8.
Vidas 02:18
Ecco la primavera che mi fa rallegrare, coi musici di scena ci apprestiamo qui a cantare di un grande Imperatore che fece tanto si’ clamore tra il suo popolo ed il Tempo fra la Storia e per Gloria, l’Avvento non sfiorisce nella memoria. “Ecco la primavera che ci fa rallegrare” noi musici di scena ci apprestiamo qui a cantare della caccia e della guerra di fine ingegno e persuasione della fulgida cultura narreremo”. Ecco la primavera che mi fa rimembrare, le gesta di Fedrigo in Italia ed Oltremare. Loderemo l'alma pura dietro scudo ed armatura grideran le genti in coro: “Stupor Mundi! Stupor Mundi!” Ascoltate in lieta cera ciò che suono e ciò che dico fra musici e oratori per questo canto antico.

credits

released January 31, 2021

PROMETHEO:
Andrea Maddaloni: basso
Alessandro Memmi: chitarra elettrica, acustica e baritona, voce in “Bronzei profili” e cori
Alessandro Rana: batteria
Francesco Schiavone: basso in “Colma di doni”
Andrea Siano: pianoforte, organi, sintetizzatori, percussioni, cori
Andrea Tarquilio: voce e cori

Hanno collaborato:
Isacco Buccoliero: sassofoni in “Colma di doni”
Michele de Luisi: violino in “La ballata dello stagista”
Roman Gero (Ucraina): flauto traverso in “Colma di doni”
Adam Iskrzycki (Polonia): clarinetto in “Quello che rimane”
Michele Murgolo: violoncello in “Arkeos” e “Bronzei profili”

La copertina è di Madia Cavone e Andrea Tarquilio.

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PROMETHEO Bari, Italy

Gruppo progressive rock da Bari, IT.

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